Episode Transcript
[00:00:01] Speaker A: E bentornati cari compagni di viaggio, bentornati a Sicuzambele, un podcast che si è interrotto non appena è iniziato.
Infatti sono passati mesi dalla prima puntata e una serie di concause che ha detto sì, bello il podcast, tu fallo, poi lo pubblicherai.
E quindi adesso sono qua che vi parlo da Genova, vi parlo dagli studios di Unigiradio.
Mi scuso per il ritardo e vi ringrazio per l'affetto incredibile che mi avete dimostrato fin da subito.
C'è stato un problema con la prima pagina del diario. Io ho registrato da Vimwa la prima puntata. Il problema è che, come spesso mi capita quando viaggio tra aerei, privazione del sonno, eccetera, ero veramente basso di voce.
Se aggiungete un errore tecnico che ho fatto nell'impostare il registratore, Io ho provato in tutti i modi a salvarla quella puntata ma era veramente inascoltabile.
Poi, come avete già potuto vedere con la primissima puntata che ho pubblicato, le tracce da là ci sono. Questa invece devo raccontarvela prendendo in mano il mio diario che per fortuna ho scritto e raccontarvi quelli che sono stati i primi giorni di Vimua. Però prima abbiamo una bellissima sigla, ascoltiamola.
[00:01:20] Speaker B: E' il suo buone! E' il suo buone! E' il suo buone!
[00:01:44] Speaker A: Siamo partiti il 27 luglio da Roma in un viaggio che è durato di fatto 36 ore. Da quando ci siamo svegliati e quando siamo ritornati in un letto sono passate 36 ore, perché il viaggio per raggiungere la regione del Rucqua non è così comodo.
Abbiamo preso tre aerei, due intercontinentali, abbiamo fatto scalo al Cairo lungo tutta una notte. Siamo partiti alle 2 da Roma, siamo arrivati più o meno alle 4 del mattino a Dar es Salaam, la capitale della Tanzania, appunto facendo scalo al Cairo.
Dopo aver sbrigato le pratiche, aver passato le dogane un po', non dico terrorizzati, ma avevamo tutti le valigie piene di presidi medici come boccali da spirometrie, a bassa lingua, ma in una quantità veramente sproporzionata perché le portavamo appunto dall'Italia.
all'Health Center di Vimua e avevamo anche due computer per persona e quindi è stato molto molto interessante passare tutti i vari controlli sperando ogni volta che nessuno si accorgesse che comunque nulla di illegale però abbastanza sospetto che questi 14 individui tutti strani portassero questo contenuto così particolare nelle loro valigie però ovviamente tutto legale, tutto, nulla che abbia destato nessuna preoccupazione alle efficientissime guardie dell'aeroporto di Dar es Salaam. Siamo arrivati quindi a Dar all'Alba perché poi, tempo di sbrigare le pratiche, si erano fatte le sette del mattino e ci ha accolto questa Alba, prima Alba africana.
che, inutile dirlo, è particolare. E' particolare perché, innanzitutto, non me lo aspettavo il cielo in Africa, almeno in quella stagione lì, è molto velato, no?
Io mi aspettavo un cielo terzo, invece c'è questa velatura che non se ne va. Ci ha accolto questo sole enorme, ci eravamo avvicinati di un sacco all'equatore, l'avevamo superato e ne eravamo in prossimità, quindi un sole che picchiava, picchiava forte, e ci ha accolto E quindi siamo scesi in quest'atmosfera, questo Dar es Salaam che iniziava ad animarsi per quanto sia una città estremamente caotica, salvo l'aeroporto. L'aeroporto invece è molto tranquillo. Usciti dal parcheggio dell'aeroporto è un delirio, ma come vedremo tutta l'Africa, tutta la Tanzania è un delirio a sé.
E la prima colazione africana sono stati samosa.
Samosa che credo che voi conosciate come piatto tipico indiano, e così è. Però la cucina tanzaniana, prima sorpresa, prima scoperta, è ricchissima di influenze indiane e cinesi per questioni di immigrazione legate al lavoro.
e quindi subito alle sette del mattino samosa di manzo e salsa pili pili, salsa piccante, devo dire colazione top.
Passate le prime ore dovendo aspettare la partenza del volo interno che ci avrebbe portato a Ambeglia abbiamo fatto un po' conoscenza reciproca perché comunque sì che eravamo insieme da quasi due giorni però nel delirio del viaggio non è neanche troppo tempo per parlare Quindi abbiamo fatto la prima riunione, ci siamo presentati, abbiamo iniziato a conoscerci ed è stato bello vedere che tanta gente era lì per fare del bene, tanta gente era lì per portare le proprie conoscenze e tanta gente era lì con tanta voglia di fare.
Siamo quindi poi partiti alla volta ad Imbeglia con un volo nuovissimo, tra l'altro noi ci avevamo terrorizzato con la prospettiva di partire con un biplano rumorosissimo che ci avrebbe permesso di attraversare la Tanzania, invece un aereo nuovissimo con servizio di anacardi devastanti a bordo e Soprattutto all'atterraggio in questo aeroporto deserto d'Imbeglia, perché eravamo l'unico aereo salvo poi un elicottero che è arrivato in una maniera molto scenografica, eravamo noi in questo aeroporto in mezzo al niente e appena abbiamo toccato terra è partita la musica di Jurassic Park ed è stato un momento epico, epico a dire poco.
Siamo arrivati a Ambeglia e abbiamo conosciuto Ponziano e Benedictus. Chi sono Ponziano e Benedictus? Sono due monaci del monastero e Ponziano, nello specifico, è diventato subito il meme del gruppo, è un supereroe, quell'uomo...
Dunque, ho scritto qualcosa sul diario, ecco sì, è forte come Ercole, veloce come un falco, carismatico come Napoleone. Se Ponziano abitasse a Gotham City, menerebbe con una mano Joker e con l'altra sia Batman che Robin.
Un uomo incredibile, parlava un po' di italiano, ci ha subito accolto, il suo ruolo è proprio accogliere tutti i vari volontari che orbitano attorno a Vimwa e devo dire che conservo di quest'uomo un ricordo incredibile. su questo pulmino che aveva proprio un'estetica, immaginatevi un pulmino col quale attraversare l'Africa, è proprio quel pulmino lì. È esattamente quel pulmino lì, ci siamo saliti, ci siamo stati in 15 con le valigie, subito me ne sono innamorato, poi col passare dei chilometri, diciamo che la scomodità ha prevalso sull'amore per l'estetica assurda di questo mezzo Isuzu. E dal pulmino, col pulmino siamo andati finalmente, dopo 36 ore di viaggio, nell'albergo di Mbeya perché abbiamo fatto una pausa nanna e cena a Mbeya.
E devo dire che l'impatto con le strade africane è stato notevole.
Voi immaginatevi una moltitudine, una caffarnau di gente che si muove con ogni mezzo, della specie di tuk-tuk oppure veicoli abbastanza improvvisati, gente ferma, cioè veicoli fermi ogni 400 metri, poi nelle strade rurali invece ogni 5-6 chilometri qualche camion ribaltato.
E nelle città è una cosa che mi ha sconvolto.
Praticamente ogni 20 metri c'era un negozio di ricambi. Cioè immaginatevi quanto può essere alta la domanda affinché magari in tre negozi, uno di fianco all'altro, fossero tutti e tre negozi di ricambi per auto.
E infatti vedevi riparazioni di ogni cosa. Ogni autista deve essere per forza di cose un meccanico, in Tanzania quanto ho capito.
Perché è tutto molto artigianale, però ha una sua efficienza, ok?
Ha una sua efficienza, un suo equilibrio.
E poi la meravigliosa gente che passa tutte le ore, tutti i minuti a fianco alle strade asfaltate.
e quando ti capita di essere... di fermarti perché magari c'è un... devi lasciare il transito a qualche camion, vengono subito, ma non con fare molesto, dei venditori, venditori di frutta, di noccioline, con i quali appunto puoi scambiare per qualche moneta qualcosina da mangiare, oppure la miriade di bambini che inevitabilmente quando scorge il fatto che su quel pulmino ci sono 15 uomini bianchi, cosa evidentemente inusuale, diventano matti e si esaltano tantissimo e vengono a salutarti con una dolcezza assurda, con una dolcezza veramente che scalda il cuore.
Quindi abbiamo raggiunto l'albergo, è calato un freddo incredibile perché Mbeya si trova a 1.500 metri d'altezza, mentre poi Vimu è ancora più in alto, arriviamo quasi a 1.800 e quindi è piombato questo freddo e questo buio.
Ragazzi, il crepuscolo in Tanzania, cioè in realtà in Africa, Magari era una mia impressione, ma è molto più perentorio e repentino che da noi. Da noi va giù il sole e abbiamo comunque, specialmente d'estate, un'oretta di crepuscolo, magari qualcosina di meno. Lì nel giro di un quarto d'ora scende il buio prestissimo, poi ovviamente l'illuminazione è minore che da noi.
e il freddo.
Quindi è stato subito questo tramonto che noi non abbiamo vissuto perché ci eravamo ritirati in un edificio nel momento in cui è caduto il sole e siamo usciti con questa botta di freddo e di buio che effettivamente lascia spiazzati.
Siamo arrivati nell'hotel, siamo rifocillati, doccia, nanna e siamo ripartiti alla volta di Vimua in un viaggio che uno dice hai a disposizione un mezzo e nel giro di un paio d'ore massimo sei arrivato.
e invece ci siamo fatti sei ore sul pulmino abbiamo attraversato villaggi abbiamo attraversato cittadine siamo stati al confine con lo Zambia quindi in un punto dove ovviamente poi le strade non sono tante quindi i mezzi pesanti convogliano tutti nelle uniche strade asfaltate quindi siamo stati nel traffico siamo stati in mezzo alla strada da soli abbiamo veramente attraversato mille paesaggi e ti capitava la qualunque, perché nei villaggi, passando a fianco ai villaggi, passando a fianco a posti sperduti, magari, non so, trovavi due bambini totalmente a caso che portavano una mucca o cose del genere.
E' veramente sei ore che sono Essendo state le prime, volate, perché abbiamo visto un panorama in continuo cambiamento. È stato un pochino un viaggio della speranza, perché diciamo che il codice della strada è un po'... ecco, lasciano tanta libertà di interpretazione, il codice della strada, e quindi qualche sorpasso. Hai un po' l'impressione che possa anche essere l'ultimo della tua vita, ma soprassediamo.
e quindi abbiamo lasciato l'asfalto dopo 5 ore e mezza di percorrenza, abbiamo fatto l'ultima mezz'ora in strada sterrata e finalmente dopo quelli che erano diventati tre giorni, dopo tre voli, dopo sette ore di autobus e quasi 13.000 km percorsi siamo arrivati a Vimua.
Cosa abbiamo trovato a Vimua?
Ve lo racconto nella prossima puntata.
[00:12:48] Speaker B: Yes, yes, yes! Yes, yes, yes! Where are you going now? I don't know! You never never know! Can you tell me? One! Can you tell me?
[00:12:55] Speaker A: Two!
[00:12:56] Speaker B: Can you tell me? Three! Can you tell me? Four! Can you tell.
[00:13:04] Speaker A: Me?
[00:13:04] Speaker B: Five!
Can you tell me? Six!
Can you tell me?
Seven!
Can you tell me? Eight! Can you tell me? Nine!
[00:13:23] Speaker A: Siku Zambele è un podcast prodotto da Unigie Radio per Golfini Rossi, scritto e raccontato da Luca Mignacco. Le grafiche sono di Francesco De Marchi.
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