Episode Transcript
[00:00:01] Speaker A: Sikungema Italia, benvenuti in questa prima puntata di Siku Zambele, il racconto di un viaggio che è stato un viaggio umano, un viaggio di incontri, un viaggio di persone.
Partirei con questo podcast proprio dall'incontro, uno degli incontri più particolari che ho fatto durante questo viaggio, il titolo suggerisce qualcosa, il resto lo scopriamo dopo la sigla.
[00:00:33] Speaker B: E' sublime!
[00:00:34] Speaker A: E' sublime!
[00:00:34] Speaker C: E' sublime!
[00:00:35] Speaker B: E' sublime! E' sublime!
[00:00:59] Speaker A: Allora io adesso registro e facciamo una chiacchierata ma in realtà ho voluto informarmi il meno possibile per arrivare qua con tutta la curiosità del caso e vabbè allora inizierei con delle presentazioni perché intanto io sono una frana con i nomi però mi ricordo Mario, Giusto, Angela Emanuele. Emanuele. Allora, innanzitutto in questo podcast è la seconda intervista che faccio in italiano, la prima è con padre Lorenz e dato che comunque continuiamo a trovarci a migliaia di chilometri dall'Italia vi chiedo cosa ci fate qua?
[00:01:37] Speaker B: Beh, è un progetto che è lontano nel tempo. Già da Donzeno, noi facciamo parte della comunità di Nomadelfia. Nomadelfia è una realtà che è in Italia, sono famiglie che vivono insieme, siamo circa 60 famiglie, circa 300 persone.
e che facciamo vita comune basata sulla legge del Vangelo, questo in sintesi, fondata da Don Zeno. Don Zeno aveva come punti di riferimento importanti nella vita di Nomadelfia, i Benedettini e i Francescani, perché tutte e due queste realtà importanti della Chiesa sono immerse nel popolo. I Benedettini anche per una grande organizzazione lavorativa, eccetera, e i Francescani per un fatto di spirito e di semplicità nella gente.
E quindi con questo desiderio anche Don Zeno aveva collaborato sia con i Francescani che con i Benedettini.
Però si vede che era tutto un preannuncio, un prepararsi a qualcosa che doveva avvenire. E adesso qui nel 2016, o nel 2015, nel 2016 e il padre Abate qui di Vimua, che padre Dennis si chiamava, quello precedente a padre Pambo, è venuto a conoscenza di Nomadelfia, lui era in visita in Italia, ha voluto conoscere Nomadelfia e ci ha proposto di essere una realtà qui in Vimua, in Tanzania.
e la loro proposta era basata su questo, cioè noi siamo monaci, abbiamo dei nostri tempi e una nostra organizzazione, non riusciamo ad essere dentro alla popolazione, non completamente, proponiamo, facciamo, facciamo ospedali, facciamo strade, facciamo case, facciamo officine, facciamo scuole, però non riusciamo a entrare nella vita della famiglia come famiglia e quando hanno saputo di Lomadelfia che vive comunitariamente come famiglie subito hanno collegato questa possibilità di collaborazione tra Lomadelfia e loro non conoscevano Lomadelfia tra Lomadelfia e i Benedettini il collegamento tra Nomadelfia, Benedettini e la popolazione e quindi Nomadelfia si è presa del tempo abbiamo valutato e abbiamo deciso di iniziare questa esperienza nuova in Tanzania siamo qui ormai da due anni e stiamo costruendo un villaggio, si chiama villaggio Nomadelfia, Vimua perché Vimua è il riferimento alla Abbazia Nomadelfia è la nostra realtà villaggio perché siamo vicini a tanti altri villaggi e anche a livello architettonico è ideato come un villaggio.
[00:04:50] Speaker A: Infatti, per quel poco che ho potuto osservare qua e per quel poco che ho potuto conoscere voi, mi sembra che i principi che stanno alla base della vita nel villaggio, qua si fa molta vita di comunità.
In casa ci si va solo per dormire e quindi mi sembra particolarmente compatibile, è molto armonico il vostro inserimento qua.
[00:05:19] Speaker B: Sì, effettivamente noi fin dagli inizi abbiamo avuto subito un buon impatto con la popolazione, sono persone molto gioiose, anche se soffrono, hanno una sofferenza di fondo elevata perché la vita è difficile qui, veramente difficile, credo che questa sia la zona della Tanzania.
tra le più povere che ci possono essere. Sono tutti villaggi che vivono di agricoltura e la terra qui è faticosa da lavorare soprattutto con i loro mezzi che si tratta di zappe e quando va bene delle mucche che trainano l'aratro, quando va bene.
Quindi anche il mangiare, i bambini normalmente, generalmente mangiano una volta al giorno e lavorano molto, anche se lo Stato impone che vadano a scuola tutti i giorni, quindi dedicano il tempo al mattino alla scuola e pomeriggio aiutano la famiglia.
[00:06:23] Speaker C: Alcuni però, c'è una povertà tremenda, quindi purtroppo famiglie non riescono a mantenere i propri figli, li mandano presso altre famiglie e lì vanno a fare i pastori, a tenere le mucche, le capre e quindi non vanno a scuola.
[00:06:44] Speaker B: Però li vedi sempre anche questi bambini veramente con il sorriso in bocca, occhi gioiosi si vedono, è raro vedere bambini tristi e spesso vengono da noi a Nomadelfia al cantiere e gli diamo il tempo, gli stiamo vicini, loro il fatto che degli adulti li seguano è anche questo una cosa rara perché i genitori non hanno il tempo, sono a lavorare, non ci sono a casa e sono un po' lasciati a se stessi. E quindi abbiamo l'occasione di stare con loro e capire un po' anche la loro sofferenza e questo dispiace. Ci vuole veramente un'unità. Ecco, è vero che loro sono abituati a vivere tante cose insieme, soprattutto le feste, il ballare, il vivere momenti di gioia insieme. Però è anche vero che le famiglie soffrono molto perché non si sanno aiutare l'uno con l'altro.
Quindi ci vuole questa forza, il credere che stando insieme famiglie con famiglie si può portare sollievo ad altre persone.
[00:07:50] Speaker A: Io ho rilevato una bella tendenza comunque a emulare, quindi credo che il vostro esempio quando poi la vostra comunità fiorirà qua sarà appunto un esempio per tutti i villaggi circostanti e spero proprio che si diffonda appunto, che è anche il motivo per cui noi siamo qua. Non siamo qua per insegnare niente a nessuno, no? Però magari fai un progetto, lo lasci lì e qualcuno magari ne farà uno rispettando gli stessi canoni del tuo. Ciao, benvenuta.
Ok, invece tornando al vostro grandissimo progetto, è molto difficile da realizzare, ovvero costruire anche dando una certa razionalità a ciò che si costruisce, a differenza di magari come si sviluppano anche i piani urbanistici con i villaggi. Quindi vorrei che mi parlaste un po' delle difficoltà che immagino abbiate riscontrato proprio nella fase di costruzione, nella fase dei cantieri. Sono venuto da voi a visitarvi.
ho visto che comunque avete già una bellissima realtà, c'è una piccola officina, producete serramenti in alluminio, quindi immagino che ci sia un grandissimo lavoro dietro.
[00:09:06] Speaker B: Sì, noi siamo partiti dall'Italia che avevamo queste specializzazioni, avevamo questa capacità lavorativa Però le difficoltà che abbiamo trovato qua è la metodologia diversa nel lavorare, nell'impostare i lavori.
Anche se sono molto bravi, come hai notato, le costruzioni sono ben fatte, hanno una buona tecnica di lavoro.
ma non hanno alle spalle un insegnamento anche di prevenzione per gli incidenti, come si lavora, per l'attenzione sul lavoro eccetera.
Spesso abbiamo dovuto portare i lavoratori.
[00:09:53] Speaker A: Qui.
[00:09:54] Speaker B: All'Ospedale perché si fanno del male accidentalmente, lavorano a piedi nudi.
in un cantiere che invece è obbligatorio avere delle buone scarpe ma non hanno questa possibilità di avere le scarpe che sono molto costose, la vita è molto costosa per loro e quindi se devono andare all'ospedale vanno all'ultimo momento perché non hanno i soldi, la sanità è tutta a pagamento Quando si è qua si capisce che possibilità enormi abbiamo noi che siamo in Italia, che abbiamo una sanità che è al servizio della gente, con tutti i limiti della sanità che può avere in Italia, però qui veramente siamo agli estremi.
Quindi le difficoltà sono state soprattutto a livello organizzativo, a riuscire a portare i materiali dalla città Le strade sono molto impraticabili in alcuni momenti, soprattutto quando piove, perché sono strade sterrate, quindi si creano delle voragini enormi, non sempre facile passare e i camion per portare la roba non vengono volentieri da queste zone, da queste parti. Quindi abbiamo difficoltà a procurarci i materiali.
però poi le cose si riesce a trovarle piano piano ecco sono i tempi un po' allungati in questo senso.
[00:11:35] Speaker A: Dunque voi siete qua da due anni che essendo qua in questo posto a tratti fermo nel tempo da sempre?
a tratti molto dinamico. In questi due anni quali sono anche per esempio il luogo in cui ci troviamo, questo monastero, da un anno all'altro cambia faccia, sorgono edifici, quindi volevo chiedervi in questi due anni quali sono i cambiamenti più grandi che avete riscontrato?
[00:12:03] Speaker B: Di fondo il desiderio di questo monastero da parte anche dell'abate e del priore di questo monastero quello di allargarsi per dare più aiuto possibile alla gente e quindi hanno tanti progetti. Loro lavorano tantissimo con la scuola.
Qui credo siano presenti 700 ragazzi che vanno a scuola.
Qui vicino a Antemba, che siamo a 4 chilometri da qui, siamo altri 800 bambini, la scuola primaria, qui invece scuola secondaria.
e quindi loro sono molto impegnati a dare ai giovani un aiuto culturale che è importantissimo.
e sono giovani che loro li preparano sia a livello lavorativo quindi qui ci sono ci sono insegnano elettricità, meccanica, falegnameria, sartoria e credo siano queste in sostanza e poi gli danno questo aiuto ma anche sotto a livello cultura anche con la lingua con l'inglese, cioè gli cercano di aprire la mente che il mondo è molto più vasto, non è chiuso qui nella ristrettezza e nella povertà che c'è qui.
Quindi questi giovani crescono anche comprendendo che c'è più possibilità di quello che può offrire solo questo ambiente. E questo è importante, molto importante. Quindi anche il monastero si sta muovendo in questa maniera, così come ha proposto a noi di venire qui per aiutarli in questo cammino di aprirsi alla popolazione, di aiutare la popolazione a vivere, nel nostro caso, a vivere la forza del Vangelo nella vita di tutti i giorni, nel caso di Nomadelfia.
Il monastero desidera anche che ci siano più possibilità per i villaggi di imparare cose nuove e ci siano possibilità diverse anche di vita.
Per questo tutto questo dinamismo di questi anni del monastero che sta cambiando.
[00:14:23] Speaker C: Ad esempio prendono ragazze più povere dai villaggi vicini, magari orfani, e le portano qua e gli insegnano a cucire.
Dandogli poi alla fine una macchina da cucire.
Ora sono due anni che ci pensiamo noi, attraverso una mia zia.
Però dargli questa macchina da cucire vuol dire tanto un'indipendenza, un'indipendenza economica.
Cosa che nel villaggio magari lavorano solo la terra, queste ragazze invece hanno questa possibilità e di aprire anche un piccolo mercato, insomma poter cominciare ad avere appunto questa economia che possa muoversi.
Altrimenti loro non avrebbero nessuna possibilità, sarebbero solo delle orfane senza lavoro, senza la possibilità di avere questa indipendenza. E quindi questa è una cosa grande che abbiamo visto. Poi dopo loro hanno la cosa buona che seguono gli studenti.
nel tempo, non li abbandonano.
Quindi capiscono, vedono, magari nella loro casa fanno un piccolo atelier, dividono la casa e lì possono lavorare. Insomma, è una cosa grande che per noi magari sembra una grandissima possibilità per loro.
[00:15:53] Speaker A: Allora, prima di concludere c'è ancora qualcuno che non ha ancora parlato, Emanuele e Anna.
Voi cosa ci fate qua?
[00:16:00] Speaker D: Allora, io sono figlio di Mario e Angela, è già il terzo anno che vengo a trovarli nel periodo delle mie vacanze estive e aiuto in quello che posso, insomma, non ho specializzazioni tecniche.
Io in Italia lavoro come educatore in una casa famiglia, però qua mi presto, aiuto, cerco di essere disponibile, insomma, quindi è un'esperienza molto coinvolgente e la ripeto da tre anni per questo motivo.
[00:16:33] Speaker E: Io invece non sono parente, niente, sono un'amica di amici, quindi sono qui tramite conoscenze e anch'io non ho nessun tipo di competenza tecnica per aiutare concretamente, però eseguo e faccio quel che si può.
Invece io sono una studentessa, ho appena fatto la maturità, quindi sì, sì, devo ancora...
[00:16:58] Speaker A: Quindi è la prima volta che vieni?
[00:17:00] Speaker E: Sì, sì, è la prima volta che vengo qua.
[00:17:02] Speaker A: C'è qualcosa, dato che ormai sono tre anni che vieni qua, che ti sei portato poi a casa? C'è qualcosa del contatto con questa comunità e con questa popolazione che ha in qualche modo cambiato il tuo modo di vedere la vita e di viverla?
[00:17:19] Speaker D: Sì, senz'altro mi ha sempre colpito profondamente il senso di accoglienza, sia della comunità dei monaci, ma anche delle popolazioni qua della Tanzania. Per quello che ho potuto vedere, sono generalmente persone molto accoglienti, disponibili, sorridenti, nonostante le difficoltà.
che la vita gli pone davanti. Questo mi ha sempre fatto molto riflettere ed è una cosa che mi porto dentro, perché spesso nei nostri paesi benestanti tendiamo a piangerci addosso per qualsiasi difficoltà, per qualsiasi cosa che non va, mentre qua, quando tocchi con le mani le difficoltà vere, della povertà ti rendi conto che in realtà abbiamo moltissimo e insomma bisogna ringraziare per questo.
[00:18:20] Speaker A: Allora, l'ultima domanda.
Questo podcast è un podcast che ha nel suo nome futuro.
Si chiama Siku Zambele, perché a quanto pare in Swahili non c'è una parola che identifica univocamente il futuro, quindi c'è questa perifrasi che sono i giorni che verranno.
Quindi la mia domanda è sul futuro, sul futuro della vostra comunità. Come lo vedete? Cosa vi aspettate? Cosa sognate per il vostro futuro?
[00:18:46] Speaker B: Noi siamo qui per dare questa testimonianza che vivere insieme cambia le situazioni della propria vita e quindi il nostro futuro, che è la nostra missione, è quella di portare la vita fraterna, evangelica, in mezzo a questa gente per poter migliorare la propria vita ma soprattutto per dire che Dio non ci ha abbandonati, perché in mezzo a tanto dolore si pensa cosa fa Dio per noi, Dio è continuamente in noi, nel nostro cuore sta a noi mettere in pratica la sua parola.
[00:19:25] Speaker A: Allora io vi ringrazio di cuore davvero e spero di tornare in futuro e Magari una cena a Novadel che ce la facciamo. Eh, come no? Dai, da Genova... Si manca un po' di pesto e lo portiamo.
[00:19:33] Speaker B: Eh, certo. Abbiamo il basilico, lo facciamo. Allora porto i pinoli, porto i pinoli. Pinoli, bravo.
[00:19:38] Speaker A: Quello sì, quello è importante.
[00:19:42] Speaker C: Grazie.
[00:19:53] Speaker A: Salve, salve, salve.
Siku Zambele è un podcast prodotto da Unigiradio per Golfini Rossi, scritto e raccontato da Luca Mignacco. Le grafiche sono di Francisco De Marchi.
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[00:20:41] Speaker B: Grazie.